Figlio d’arte e autodidatta fin dall’infanzia è cresciuto artisticamente alla scuola dei grandi del Rinascimento (a quattordici anni poteva vantarsi di aver copiato tutti i nudi della Cappella Sistina). Dal punto di vista tecnico si è avvalso dei consigli dell’ottimo pittore Paolo Bernardini (NESSUNO). Dal suo amico e maestro si distaccava poi nella tematica dei propri racconti e si avviava alla ricerca di una propria linea di espressione che passava attraverso esperienze metafisiche (con le quali otteneva numerosi e importanti riconoscimenti) per approdare da circa un anno a quella che è la sua linea attuale: un espressionismo estremo nel quale sembrano fondersi tutte le influenze del passato e dalle quali l’artista non vuole distaccarsi.
‘Ho imparato da tutti -ama ripetere- e continuerò ad imparare per non avere a modello me stesso. Raccogliere le esperienze di altri per poi filtrarle nella propria sensibilità vuol dire accelerare il cammino verso prospettive nuove nell’arte, un cammino fatto di continuità in una logica evolutiva’.
Le figure ricordano miti e sogni dell’uomo soggiogato dall’aspetto traumatico del problema dell’esistenza e condizionato dalla ricerca di fatti, di valori e di realtà che possono affrancarlo dalla schiavitù dall’ambiente stesso reso da un susseguirsi di ombre, da un gioco esasperato delle immagini e dalla presenza di finzioni che esprimono valori di cose spesso lontane.
Uomini e oggetti narrano con compiuta compostezza fatti, misteri e sembianze lontane. Linee e ombre si alternano nel loro racconto che nulla toglie all’immaginazione e rafforzano la loro espressività con tratti decisi e pieni di spazio.
Nulla è lasciato al caso e all’improvvisazione ma l’artista rimarca le sue creazioni con ampi segni drammatici quasi a voler trasferire nell’osservatore un turbamento interiore e a porgergli un invito ad un’osservazione attenta dell’intimità dell’uomo.
BENITO CORRADINI

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